Profilo storico

Un riferimento alla situazione sociopolitica relativa agli anni Venti del Regime Fascista, si ritiene importante per avere un quadro complesso della società e per meglio interpretare l’avvicendarsi degli eventi nella città di Messina e di conseguenza le iniziative che venivano intraprese per la cultura e la formazione in senso generale. 
La visita di Mussolini del 30 giugno 1923 avrebbe creato le premesse del consenso che il Duce e il partito Fascista avrebbe raggiunto la città negli anni successivi. 
Nel novembre del 1926 venivano promulgate le leggi fasciste, con le quali a Messina, come in tutta Italia, esisteva solo il partito fascista. 
La scuola veniva conformata al nuovo regime e le Università progressivamente epurate dai docenti che mostravano insofferenza nei confronti del nuovo regime. 
Con Regio Decreto dell’11 ottobre 1923, le università italiane venivano suddivise in due categorie, comprese nelle tabelle A e B. 
Nella tabella A si ritrovavano (Bologna, Cagliari, Genova, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Pisa, Roma e Torino). L’Università degli studi di Messina veniva compresa nella tabella B (Bari, Catania, Firenze, Macerata, Milano, Modena, Parma, Sassari e Siena). 
Sulla base del Regio Decreto “Le Università comprese nella tabella B ricevevano dallo stato solamente un contributo, a differenza di quelle della tabella A che erano a totale carico dello Stato. 
Considerato che tale contributo risultava insufficiente per la conduzione, il funzionamento e l’organizzazione delle suddette università, necessitavano altri proventi derivanti dalle convenzioni stipulate con altri enti. 
La denominazione di Università della Sicilia e della Calabria fece sì che altri contributi arrivassero dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria e da altri comuni calabresi, per cui il prof. G.B. Rizzo, Rettore che resse l’Ateneo messinese dal 1911 al 1928, parlava dell’Università Messinese come un Centro della cultura, della civiltà e di ogni progresso nella Sicilia nord Orientale e nella Calabria. L’istituzione del Real Istituto Superiore di Medicina Veterinaria è da collegarsi probabilmente alla particolare situazione sociale ed igienico sanitaria delle regioni meridionali e contemporaneamente al periodo di maggiore impegno finanziario e tecnico del governo fascista che culminerà con le riforme del 1927. 
La Sicilia e la Calabria erano le regioni in cui scarseggiavano la produzione foraggera e la popolazione animale. Ad aggravare ancora di più uno status atavico di miseria e povertà delle popolazioni meridionali contribuivano le epidemie e le epizoozie, raramente arginate dalle autorità e dai medici preposti alla sanità. 
Il ridotto numero di Medici Veterinari atto alla vigilanza delle carni, alla vaccinazione e alla sorveglianza igienico sanitaria, diventarono seri problemi che il nuovo governo dovette affrontare per controllare una vasta zona che comprendeva la Sicilia e la Calabria. 
Messina, oltre alla favorevole posizione geografica, si prestava ad essere sede di una Scuola Veterinaria, in conformità ad un programma politico di rinascita e sviluppo della città. 
Il Regio Decreto del 4 novembre 1926 (n. 2042), firmato da Vittorio Emanuele III e dal Ministro dell’Economia Nazionale Belluzzo, che venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 286 del 13 dicembre 1926, istituiva il Real Istituto Superiore di Medicina Veterinaria, nei locali dell’ala destra dell’edificio del Civico Macello di Via S. Cecilia, messi a disposizione dall’allora Podestà di Messina, Comm. Giuseppe Li Voti.  

Documenti che attestano, rispettivamente, l’istituzione del Regio Istituto Superiore di Medicina Veterinaria 

 

Il Rettore, prof. Rizzo, fu nominato Commissario e la struttura fu inaugurata l’11 gennaio del 1927. 
All’inaugurazione vi parteciparono i proff. Ciaccio, Amantea, Mazzarelli, Zalla, Izir e Vinci, mentre per il primo biennio di vita del R. Istituto i Docenti furono i Proff. Virgilio Polara, Laureto Tieri, Emanuele Oliveri, Giovanni Ettore Mattei, Giuseppe Mazzarelli, Giuseppe Amantea, Gaetano Vinci, Carmelo Ciaccio, Concetta Scordia e Leonardo Preziuso. 
Nel I° anno vi furono 26 iscritti e tutte le discipline furono date per incarico ai proff.: V. Palara, L. Tieri, E. Olivetti, G. Mattei, G. Vinci, C. Ciaccio, C Scordia e L. Prezioso.  Il prof. Leonardo Prezioso, anatomico di chiara fama e allievo dello Zimmerl, era l’unico docente di Medicina Veterinaria e proveniva dalla Facoltà di Torino. 
Nell’anno accademico 1928-29, il nuovo Commissario del R. Istituto, il prof. G. Vinci, ottenne l’attivazione del secondo biennio di studio e, quindi, il completamento del corso di laurea. Il piano degli studi prevedeva lo sbarramento delle iscrizioni al secondo biennio e siccome una buona parte degli studenti non aveva superato gli esami del primo biennio, il commissario del Real Istituto, prof. Vinci ha indetto una sessione straordinaria che permise agli studenti di superare gli esami del primo e potersi iscrivere al secondo.  
In quegli anni i Docenti che maggiormente contribuirono allo sviluppo della Facoltà furono i proff. Leonardo Preziuso, Luigi Sani e Attilio Mensa, primi cattedratici della Facoltà. 
La prima laurea fu conferita il 15 novembre del 1929 allo studente Gerolamo Morisciano che aveva frequentato il primo biennio presso la Scuola di Napoli.  
Nel 1930 conseguirono la laurea 7 studenti, iscritti nell’AA 26-27, tra questi Nino Pino Ballotta, successivamente docente di Zootecnia della Facoltà; nel 1931 si laurearono 10 studenti tra cui Pietro Ajello che avrebbe ricoperto il ruolo di docente e di preside della stessa Facoltà 
Nell’anno 1933 il Regio Istituto Superiore di Medicina Veterinaria venne trasformato in Facoltà di Medicina Veterinaria e il prof. Arturo Magliano fu il primo Preside. 
Il 24 novembre 1934 il Real Istituto venne aggregato all’Università e conseguentemente i professori di ruolo, il personale amministrativo, assistente tecnico e subalterno passarono a far parte dell’Ateneo di Messina. 
Il prof. Arturo Magliano, docente di Zootecnia e Igiene Zootecnica, fu il primo preside della nuova facoltà. 

Aggregazione del Regio Istituto superiore di Medicina Veterinaria all’Università 

 

Nello stesso periodo facevano parte dell’Accademia altri docenti di ruolo: Bozzelli Roberto, Patologia Speciale e Clinica Medica; Mensa Attilio, Patologia Speciale e Clinica Chirurgica; come docenti incaricati i proff. Carmelo Ciaccio, Domenico Giovine, Giovanni Ettore Mattei, Giuseppe Mazzarelli, Angelo Miraulo, Emanuele Oliveti, Michelangelo Ottolenghi, Virgilio Polara, Concetto Scordia, Pietro Tullio, Gaetano Vinci. Assistenti Ajello, Fiore e Giovine. 
Dal 1936 al 1940 ed in quelli immediatamente precedenti gli eventi bellici della II guerra mondiale, insegnarono a Messina personalità come i proff. Filippo Battaglia (Anatomia Patologica Veterinaria), Pietro Sartoris (Chirurgia ed Ostetricia), Adelmo Mirri, Valentino Chiodi, Ugo Pagnini e Alfio Falaschini. 
Nel 1939 il prof. Pacchioni venne chiamato a ricoprire la cattedra di Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria a partire dal I dicembre. Nello stesso anno il consiglio di Facoltà propone che il Prof. Giuseppe Passantino, assistente di Anatomia degli animali domestici, con Istologia e Embriologia presso l’Università di Napoli, venga trasferito a Messina. 
Gli anni della II guerra mondiale rappresentano, anche per la facoltà di Medicina Veterinaria, una parentesi dolorosa contrassegnata da immani sacrifici dei docenti e degli allievi per il protrarsi degli eventi bellici. 
La Facoltà, ubicata in posizione strategicamente importante, nei pressi della spiaggia di Maregrosso, la stazione ferroviaria e la via Santa Cecilia, divenne bersaglio dei bombardamenti aerei degli Anglo Americani. 
L’urgenza, quindi, di trasferirsi in altri locali, come si evince dalle testimonianze dei docenti riuniti in consiglio di Facoltà: vista l’impossibilità di costruire un ricovero antiaereo nei locali della Facoltà si pose la necessità di trasferirsi in altri Istituti universitari. 
A causa delle incursioni nemiche i laboratori e le cliniche per i danni subiti non furono più funzionanti e gli istituti quasi del tutto distrutti dai bombardamenti per cui fu chiesta al Rettore altra sistemazione. 
La precarietà della situazione, segnalata più volte, spinse il Rettore alla scelta di due sedi provvisorie: le due scuole elementari di Villafranca Tirrena e l’Istituto di Biologia Marina di Ganzirri, altri locali vennero recuperati a Spadafora e nella stessa Villafranca. 
Presso la scuola elementare di Villafranca Tirrena il 19 giugno del 1943 si laurearono 13 candidati tra cui Ada Barbaro e Pietro Bronzetti. 
Alla fine del 1943 la Facoltà cercò di avviarsi alla normalità, vennero decisi gli incarichi di insegnamento per A.A. 1943-44 tra cui ricordiamo: Fisiologia degli Animali Domestici e Chimica Biologica alla dott.ssa Ada Barbaro, la direzione dell’Istituto di Patologia Speciale e Clinica Chirurgica al prof. Pietro Ajello, Zootecnia Generale e Zootecnia Speciale al dott. Antonino Pino, Patologia Generale e Anatomia Patologica al prof. A. Sindoni; Ispezione degli Alimenti di Origine Animale al Prof. Adelmo Mirri, Igiene Zootecnica al prof. Sebastiano Alosi, Microbiologia e Immunologia al prof. Santi Racchiusa. 
Pur con notevoli difficoltà le lezioni ripresero nel gennaio del 1944, il prof. Carmelo Ciaccio fu nominato Commissario della Facoltà per un brevissimo periodo e, successivamente, il prof. Pietro Ajello fu nominato Preside. 
I docenti tra grandi difficoltà cercano di far riemergere dalle macerie della guerra la Facoltà: con grande dignità e responsabilità il prof. Ajello, in qualità di preside, coadiuvato dal prof. Giuseppe Passantino e dai dott. Bronzetti, Barbaro e Pino diede l’avvio alla ricostruzione logistica e professionale della Facoltà: furono riadattati i locali e si ebbe in locazione una vasta area demaniale adibita a stabulario. 
Nel 1944 si laureano 8 studenti, nel 1945 venne disposto un corso straordinario semestrale invernale e uno estivo per gli studenti reduci e assimilati. 
Nel 1947 vi fu una modifica dello Statuto per cui la durata del corso degli studi di 4 anni venne diviso in due bienni, il titolo di ammissione previsto era il diploma di maturità classica o scientifica. 
Negli anni successivi fu chiamato il prof. Bruno Romboli e nell’anno accademico 1950-51 furono chiamati a ricoprire le cattedre di numerosi insegnamenti i proff. Antonio Bonaduce, Aldo Romagnoli, Giuseppe Di Domenico, Pietro Bronzetti, Ada Barbaro, Lisimaco Casarosa. 
Nel 1971, in applicazione al DPR n° 987 del 23-10-69, il Consiglio di Facoltà, composto da 7 docenti: Pietro Ajello, Giuseppe Passantino, Ada Barbaro, Felice Panebianco, Concetta Zannelli, Antonino Lombardo e Giuseppe Di Domizio, diede l’avvio al nuovo piano degli studi che prevedeva una nuova organizzazione didattica. 
Gradualmente dall’ottobre del 1971 al 1975 con i proff. Panebianco e Bronzetti alla guida della Facoltà, si passò alle modifiche dell’ordinamento, venne inserita la propedeuticità delle materie, furono stabiliti gli insegnamenti fondamentali e quelli complementari, abolendo lo sbarramento biennale. 
Un elemento caratterizzante di questi anni fu l’avvio alla democratizzazione del sistema universitario con l’ampliamento del numero dei componenti del Consiglio di Facoltà che, per la prima volta, nel dicembre del 1973 vide la partecipazione dei professori stabilizzati. 
Nel luglio 1973 vengono assegnati le direzioni degli Istituti a Ajello, Orlandella, Catarsini e Muscarella. 
In questo decennio la Facoltà si arricchì di docenti di ruolo (Orazio Catarsini, Angelo Gimbo, Vittorio Orlandella, Vincenzo Russo) per raggiungere nel tempo diverse unità. 
Nel 1977, sotto la presidenza del prof. Catarsini, i docenti e gli studenti hanno continuato a ribadire l’urgente necessità di nuovi locali per la Facoltà. L’esigenza della costruzione della nuova sede della Facoltà venne prospettata già prima del II conflitto mondiale, riproposta nel marzo del 1961, avviato l’iter nel 1964 e inclusa nel programma edilizio della zona dell’Annunziata. Nel 1967 il consiglio di amministrazione dell’Università stabilì una somma di L 2.400.000.000, somma portata a L 4.600.000.000 in seguito alla perizia dell’ufficio tecnico dell’Università. L’intero finanziamento venne utilizzato, però, per la costruzione della Facoltà di Farmacia, inserita al primo posto della graduatoria del Consiglio di Amministrazione. 
Si arrivò al 1979, allorquando con la legge del 2-5-76, n°183, interventi straordinari per le università meridionali, vennero concessi alla Facoltà di Medicina Veterinaria di Messina un contributo di L. 700.000.000 per la costruzione del lotto. Il progetto urbanistico-edilizio assegnò per la costruzione della Facoltà un’area dell’Annunziata, ritenuta dal Consiglio di Facoltà insufficiente e, quindi la proposta avanzata dallo stesso di acquistare nuove aree adiacenti a quelle previste. Nella seduta del 22.4.1980 il Consiglio di Facoltà fece presente le esigenze per la progettazione e realizzazione della nuova sede, che avrebbe dovuto accogliere 5 Dipartimenti, servizi generali, portineria, stalle, ovili, canili, stabulari e campi sperimentali. Pertanto, vennero indicati 3 lotti per complessivi 12.550 mq e 300 per ricoveri e allevamenti di animali di specie diversa. Redatto il progetto, approvato e realizzato con più varianti, si è arrivati dopo lunghi anni di lavoro ed intoppi burocratici, alla realizzazione della nuova sede che, quale realtà esistente, non necessita di altri riferimenti. 
Il trasferimento nella nuova sede avviene sotto la presidenza del prof. Battesimo Macrì e precisamente nell’anno 2001, che si è impegnato a realizzare questo importante evento. 
 

Presidi della Facoltà di Medicina Veterinaria di Messina 
 
Prof. Arturo Magliano 1934-1938  
Prof. Pietro Sartoris 1940-1943 
Prof. Pietro Ajello 1944-1946 
Prof. Giuseppe Pacchioni 1946-1948 
Prof. Pietro Ajello 1948-1957 
Prof. Antonio Bonaduce 1957-1960 
Prof. Giuseppe Passantino 1961-1963 
Prof. Giuseppe Passantino 1963-1969 
Prof. Aldo Romagnoli 1969-1971 
Prof. Felice Panebianco 1971-1973 
Prof. Pietro Bronzetti 1974-1977 
Prof. Orazio Catarsini 1978-1998 
Prof. Battesimo Macrì 1999–2004 
Prof. Giovanni Germanà 2004-2007 
Prof. Vincenzo Chiofalo 2007-2012 
 

Direttori del Dipartimento di Scienze Veterinarie 

Prof. Antonino Panebianco 2012-2018 
Prof. Giuseppe Piccione 2018-2021 


L’istituzione degli insegnamenti di Medicina Veterinaria in Italia 
 
Nel Medioevo e nei secoli fino al diciassettesimo la Veterinaria era esercitata dai maniscalchi (il termine deriva dal franco marhslalk, che significa “servo addetto ai cavalli”, dal celtico mark = cavallo più il gotico skalk = servo; anche nel latino medioevale troviamo il termine mariscalcus).  
Il maniscalco o mulomedico si occupava della cura degli animali domestici e apprendeva l’arte per tradizione orale. Chi ne aveva la possibilità poteva consultare opere come il “Libro dell’Arte Veterinaria” di Publio Renato Vegezio (450-510 d.C.), il “Liber marescalciae equorum” di Lorenzo Rusio (1288-1347), il “Medicina equorum” (1256) di Giordano Ruffo di Calabria, maresciallo veterinario dell’imperatore Federico II.  
Il mulomedicus si trasformerà nell’equorum medicus, sino ad assumere il nome di veterinarius che deriva dalle bestie da soma e da tiro, le veterinae, il cui etimo è da ricercarsi nell’aggettivo vetus, vale a dire vecchio, malandato, bisognoso di cure con cui si classificavano tali animali. 
Il ruolo sanitario e sociale del veterinario venne riconosciuto sin dal 1397 quando negli Statuti bolognesi e ancora prima in quelli fiorentini (1344), la loro attività era regolamentata dalla Società delle Arti, le corporazioni che raggruppavano gli artigiani ei commercianti.